Unicef, pandemia: un terzo dei bambini nel mondo è senza didattica a distanza

Ipotechiamo il futuro senza dare educazione scolastica ai bambini: le parole del Papa all’udienza generale di mercoledì scorso riecheggiano oggi nell’allarme lanciato dall’organizzazione umanitaria che si occupa di tutela infantile nel mondo. Grave la condizione in particolare dei bambini dell’Africa sub-sahariana, seguiti da quelli dell’Europa orientale e di alcune aree dell’Asia

Marina Tomarro – Città del Vaticano

Sono 463 milioni i bambini in tutto il mondo che da quando le loro scuole sono state chiuse a causa del Covid-19, non hanno potuto accedere all’apprendimento a distanza. Sono i primi dati che emergono dal rapporto Unicef pubblicato oggi mentre i diversi governi si confrontano con i problemi relativi ai piani di rientro nelle aule scolastiche. Risuona in questo l’appello lanciato dal Papa nell’udienza generale di ieri, sul diritto alla scuola dei bambini violato e deluso a causa di un sistema economico che distribuisce ingiustamente le ricchezze che così ipoteca il futuro dei piccoli.  “Certi bambini, – ha detto Francesco – nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro”.

Un’istruzione riservata a pochi

Secondo il Rapporto dell’Unicef infatti proprio gli studenti delle famiglie più povere e quelli che vivono nelle zone rurali sono i più a rischio di perdere le lezioni durante il lockdown. A livello globale si tratta del 72% dei ragazzi. Nei Paesi a reddito medio-alto, gli scolari delle famiglie più povere rappresentano fino all’86% degli studenti che non possono accedere all’apprendimento a distanza. A livello globale, tre quarti degli scolari senza accesso vivono in zone rurali. In particolare i più colpiti sono i ragazzi dell’Africa Subsahariana, – quasi la metà di loro non è stata raggiunta dalle lezioni on line – seguiti da quelli dell’Europa orientale e di alcune parti dell’Asia, dove più di un terzo dei ragazzi è rimasto escluso .

Una situazione che rischia di peggiorare

“In realtà l’Unicef attraverso questo Rapporto vuole poter dire che la situazione è anche peggiore di quello che abbiamo fotografato”. Così ai nostri microfoni Andrea Iacominiportavoce dell’Ong Italia. “Non è soltanto un problema di apprendimento a distanza – spiega –  ma è mancanza di strumenti in generale, è mancanza di tecnologie e difficoltà proprio di stare sulle piattaforme che questi bambini non possono avere E’ essere costretti purtroppo in alternativa a dover svolgere le faccende domestiche, a lavorare, a stare in ambienti inadeguati per l’apprendimento, ad essere vittime di violenze. Entriamo quindi in tutta una serie di problematiche relative appunto a situazioni precarie collegate”.