Laboratorio di Missione Albania

Nell’esperienza di vita fin qui fatta nel mondo missionario mi sono trovato a confrontarmi con stereotipi che interpretavano il missionario come un super eroe, una stella. Un specie di superman che aveva il coraggio di partire, di lasciare tutto, di affrontare pericoli di qualsiasi genere.

I “comuni” cristiani invece solo nelle retroguardie per dare un appoggio economico o al massimo di qualche preghiera. Davanti a questi stereotipi stantii l’idea che ci è venuta è stata quella di ribaltare le posizioni.

Perché non mettersi nei panni del missionario?

Perché non fare questa esperienza di servizio. Dove qualsiasi persona di buona volontà e animata dal desiderio di mettersi in gioco fa parte di questo laboratorio di missione/condivisione.

Andiamo a ripercorrere gli stessi passi che farebbe qualsiasi missionario “eroe” e capire come possiamo condividere la nostra fede e i doni che abbiamo.

In questo laboratorio entrano in gioco giovani e adulti.

I primi passi li abbiamo fatti con i più giovani dal 2017 e da febbraio 2019 abbiamo iniziato con gli adulti.

I piccoli primi passi di un baby missionario ma con la gioia e bellezza di averli fatti.


Un paio di scarpe: 0,24 euro!!!

Sono partita con un gruppo di persone per alcuni giorni in Albania, con la volontà e il desiderio di vivere una nuova esperienza di vita, anche alla luce di quanto ci esorta sempre Papa Francesco: “Uscire dalle proprie comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie!”

Questo viaggio mi offriva l’ opportunità di nuovi incontri in una realtà com-pletamente diversa da quella che ho finora vissuta. Era arrivato anche il momento per capire quanto fosse difficile e difficoltoso mettersi nei panni di un missionario, seguendo le vie del Vangelo. Dal primo giorno e dalle prime testimonianze tutte le persone ci raccontavano minuziosamente la storia vissuta dal popolo albanese, le varie invasioni, gli anni del comunismo, della repressione e la persecuzione della dittatura. Tutto questo mi faceva conoscere in modo sempre più chiaro il loro vis-suto, le sofferenze subite, la loro storia, la loro cultura e le loro tradizioni.

Ma una cosa non potevo immaginare per loro, fino ad oggi nulla era cam-biato! Tutti ci spiegavano che al potere, al governo, nelle posizioni di comando c’erano sempre le stesse persone o quantomeno i parenti di chi era al comando ne-gli anni precedenti. Non c’erano mai state condanne per chi aveva procurato tutto questo Male e tuttora non esisteva giustizia di alcun genere!!!!

Tutti questi racconti mi arrivavano addosso come un pugno allo stomaco …. e allo stesso tempo mi facevano vedere chiaramente e capire sempre di più il feno-meno della loro migrazione interna e dell’emigrazione verso il nostro paese e l’Eu-ropa, che ancora oggi continua. Io. nata nella democrazia e nel benessere, riuscivo a capire bene la loro sofferenza, subita in tanti anni, e con gli occhi riuscivo a vedere la misura del tanto male rice-vuto e il perché delle loro attuali condizioni e soprattutto la loro attuale povertà. Questa mancanza di libertà di ogni genere, la violazione della dignità e il valore u-mano totalmente annientati!!

Più i giorni passavano e più ero immersa in un turbinio di emozioni! I miei pensieri erano stravolti e mi interrogavo continuamente quale sarebbe potuto esse-re il giusto approccio nei loro confronti e quale potesse essere la mia reale consape-volezza per poterli in qualche modo aiutare. In quale modo avrei potuto incorag-giarli a sperare in un futuro migliore, che è la prima cosa di cui avrebbero bisogno. Mi aveva enormemente colpito il fatto che tanto ordini religiosi, suore e laici anche italiani fossero impegnati con tanta forza ed entusiasmo in attività di aiuto per disa-bili, poveri di strada, donne in difficoltà e maltrattate e ragazze madri, per gestire scuole, asili, laboratori; per insegnare taglio e cucito alle donne al fine di renderle autonome e mantenere la famiglia, corsi di cucina e altro……

In tutte queste persone di tanta generosità vedevo la gioia del cristiano, la forza della loro Fede, e la dimostrazione eclatante del loro lavoro che era “Vange-lo“.Sono state giornate di grande ascolto……. di grandi silenzi ….. di consapevolezza della loro realtà!

E poi passando per le strade lungo il quartiere detto ”delle stalle”, dove vive la maggior parte delle persone povere, in case anguste e prive di tante primarietà, ci siamo imbattuti in una donna che stava cucendo a mano delle scarpe di pelle. Ho osservato le sue mani rovinate dal duro lavoro per tirare il filo nella suola, e quando con molto rispetto le abbiamo chiesto quale fosse il compenso per la confezione di un paio di scarpe ci ha risposto che veniva pagata 0,24 centesimi di euro (300 Lek). Siamo rimasti tutti ammutoliti! Vicino a lei c’erano due bimbi piccoli. Questa era la realtà, per me molto triste e dolorosa. Ma con che dignità l’ac-cettavano! Mi interrogavo continuamente, cercando di resistere all’ emotività, tuttavia mi caricavo sempre più di tante sensazioni, che forse solo ora piano piano riuscirò con lucidità a capire, confrontandomi con la mia vita attuale.

Questa esperienza ha contribuito sicuramente a rafforzare la mia Fede: Ma per quello che ho visto e vissuto, mi viene chiesto un cambiamento radicale di cuore e di mente, perché solo così la mia testimonianza potrà incidere sulle persone alle quali racconto queste giornate vissute in Albania. Credo che lo spirito del Signore mi accompagni, indicandomi la via da seguire e donandomi la forza e il coraggio per continuare ad impegnarmi in un progetto di bene a favore di queste persone!

(Rita Silvestri)

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